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  Il diamante: l'indomabile 

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Scheda tecnica

 

Il diamante è costituito interamente da carbonio cristallino che può trovarsi in natura anche sotto forma di grafite. Il nome deriva dal greco adamas che sta a significare indomabile, per la sua eccezionale durezza.

Cristallizza nel sistema cubico,  peso  specifico:  3.52,  durezza:  10   (Mohs),    indice   di   rifrazione:  n  = 2.417,  sfaldatura secondo le facce dell'ottaedro, dispersione = 0.044.

 

Il diamante si forma ad elevate profondità ove regnano alti valori di pressione e temperatura. Successivamente i fenomeni vulcanici favorirebbero la sua risalita in superficie attraverso i camini kimberlitici. La sua elevata durevolezza fa si che il diamante si trovi in giaciture secondarie (depositi alluvionali), frutto di cicli di erosione, trasporto  e sedimentazione successivi. Per molti secoli il diamante veniva estratto in India anche se in piccole quantità. Ai primi del 700 inizia l'estrazione in Brasile, mentre nell'800  inizia lo sfruttamento dei giacimenti del Sud Africa divenuti in poco tempo i più importanti a livello mondiale (Angola, Zaire, Ghana, Guinea, Costa D'Avorio, Tanzania).

 

 

Alcuni degli aspetti caratteristici del diamante sono:

- durezza (elemento distintivo della gemma);

- spigoli vivi (elemento legato al punto precedente);

- aspetto caratteristico della cintura se non è sfaccettata (si presenta infatti satinata);

- presenza di faccette naturali.

 

 

Per la valutazione del diamante si seguono dei criteri legati a 4 caratteristiche fondamentali che sono rispettivamente: peso (carat weight), colore (color); grado di purezza (clarity) ed infine il taglio che comprende proporzioni e finitura (cut).

 

 

 

 

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"Carat"

I diamanti grezzi di grandi dimensioni sono molto rari, ancor di più lo sono quelli tagliati a causa della grande perdita in peso che subiscono. L'influenza del peso, oltre alla rarità, è legata a fattori "psicologici", infatti il prezzo per carato cresce in maniera esponenziale in corrispondenza di  numeri interi di carato (vale nettamente più un diamante di 1 carato che uno di 0.9 carati).

 

"Color"

La maggior parte dei diamanti è incolore o con una leggera sfumatura giallina, grigia o marrone. Le pietre perfettamente incolori  sono relativamente rare e a questo si aggiunge  una più gradevole dispersione della luce. Per quanto detto le pietre migliori e più ambite sono quelle incolori.  Per la valutazione del colore del diamante si deve stabilire la "quantità" di colore in esso presente determinando la posizione del campione in una scala predefinita. Nel tempo sono state utilizzate diverse scale, ma a tutt'oggi quella di riferimento maggiormente utilizzata è la scala GIA (Gemological Institute of America). Si tratta di una scala contraddistinta dalle lettere dell'alfabeto comprese dalla D (che esprime il massimo dell'incolore)  alla Z, man mano che la tonalità della pietra passa dall'incolore al colorato (Fancy).

 

"Clarity"

I diamanti possono presentare delle inclusioni che ne diminuiscono la trasparenza. Le pietre che ne sono prive sono dette pure, ed essendo le più rare sono anche le più preziose. Il valore delle pietre ovviamente decresce all'aumentare delle inclusioni presenti. Per tal motivo ci si riferisce ad una classificazione basata su criteri di visibilità che secondo le normative UNI per convenzione devono essere effettuate da un esperto, in condizioni ottimali di lavoro, con ingrandimenti a  10 x (lente o microscopio). I gradi della scala vengono  contraddistinti da sigle mostrate nella foto laterale.

 

"Cut"

Per la valutazione del taglio occorre considerare le proporzioni e il grado di finitura (caratteristiche esterne e simmetria), che devono essere adeguate per esaltare le caratteristiche fisiche del diamante (brillantezza e dispersione). Il taglio preso come riferimento è il Tolkoswy (brillante rotondo) le cui proporzioni sono quelle che più degli altri creano il maggiore equilibrio tra le caratteristiche suddette. Al lato si può osservare una simulazione del taglio brillante rotondo.

Ricordiamo infine la finitura delle superfici lucidate che riveste altresì un ruolo importate nella definizione del valore della gemma.

 

 

Molte sono state le imitazioni utilizzate per sostituire il diamante, ma nessuna di queste (vetri, spinello sintetico, corindone sintetico) presenta l'eccezionalità e le caratteristiche dell' "indomabile".

Negli ultimi decenni è stato imitato con nuovi prodotti sintetici e artificiali come:lo YAG, il GGG, la Fabulite, il rutilo sintetico, e la zirconia cubica. Presentano però durezza inferiore a 9 e densità più elevata del diamante; alcuni presentano anche una dispersione maggiore. 

Recentissima sintesi creata ad imitazione del diamante è la Moissanite (carburo di silicio), molto temibile in quanto possiede una durezza superiore a 9 e una conducibilità termica molto simile a quella del diamante, anche se è birifrangente e quindi presenta il fenomeno dello sdoppiamento degli spigoli (vedi foto laterale). E' necessario pertanto operare una serie di analisi e di osservazioni per discriminare le due specie.

   

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